OCULUS MUNDI
Galileo Galilei: sguardo sull’Universo

Questo è l’ultimo progetto multimediale di Andrea Centazzo. Segue The Seer, dedicato a Leonardo da Vinci, e Imaginary Travel, ispirato a Marco Polo. Come in quei lavori, anche questo progetto è strutturato come una riflessione sulla visione e sull’esperienza — qui focalizzata su Galileo Galilei, il cui sguardo ha trasformato la comprensione del mondo attraverso l’osservazione. Suono, immagine e musica non vengono utilizzati per narrare una biografia, ma per esplorare l’atto del vedere come forma di conoscenza.
Galileo Galilei si colloca sulla soglia del pensiero moderno, figura la cui vita e opera segnano il passaggio dalla credenza ricevuta alla testimonianza empirica. In un’epoca in cui i cieli erano sigillati dalla tradizione, lo sguardo di Galileo li aprì. Egli non si limitò a guardare verso l’alto: rifrangendo l’atto stesso del vedere, ne mutò la natura.
Oculus Mundi è una meditazione su questa emergenza: il movimento dall’oscurità alla luce, dal silenzio all’articolazione, dallo stupore alla comprensione.
Come i corpi celesti che osservò, la storia di Galileo si dispiega per fasi. Si inizia nella quieta provincia della sua giovinezza, dove le domande si agitano sotto le certezze convenzionali. È in quei primi momenti di curiosità che risiede il seme di ogni indagine: l’inquieta insistenza che ciò che non si vede possa tuttavia essere vero. Non si tratta di una drammatizzazione biografica, ma di uno scavo contemplativo nel ritmo interiore della scoperta.
Il telescopio — strumento di Galileo e sua metafora — diventa l’asse della trasformazione. Attraverso di esso, la Luna cessa di essere una sfera perfetta sancita dalla dottrina e diventa un mondo di montagne e valli; le stelle si moltiplicano oltre ogni conteggio; i compagni di Giove danzano in orbite prima inimmaginabili. Ciò che era distante diventa immediato, ciò che era fisso si dissolve nel movimento. Lo spettacolo utilizza questo mutamento non come puro effetto visivo, ma come lente attraverso cui interrogare il nostro stesso confronto con l’evidenza, l’ambiguità e la meraviglia.
La narrazione non elude tuttavia la tensione insita nel vedere ciò che altri non possono, o non vogliono, accettare.
Il conflitto di Galileo con le autorità del suo tempo — la lotta tra convinzione e coercizione — viene presentato non come polemica, ma come indagine sul costo della verità. Il processo, la censura e il silenzio che ne seguirono sono rifratti attraverso linguaggio, luce e suono, evocando il sottile intreccio tra contenimento e resistenza.
Infine, Oculus Mundi guarda oltre l’orizzonte di Galileo, verso l’eredità da lui inaugurata. Il cosmo che egli rivelò non era una mappa definitiva, ma un invito: un vasto campo di domande che si estende dai suoi primi schizzi fino agli strumenti di oggi. In questo movimento conclusivo, lo spettacolo restituisce i cieli non come uno spettacolo distante, ma come il luogo perdurante dell’immaginazione umana.
Questa presentazione multimediale è disciplinata nella sua semplicità. Le immagini si sviluppano con chiarezza; suoni e musica sono misurati e intenzionali; il suono emerge dal silenzio con precisione. Ogni elemento è al servizio dell’indagine centrale: che cosa significa vedere? E, dopo aver visto, che cosa significa dare voce a ciò che si è visto?
Oculus Mundi non è semplicemente un’opera su Galileo Galilei. È un’opera sull’atto del guardare e, attraverso di esso, sull’atto di prendere coscienza — dei mondi, delle verità, dell’incessante tensione umana verso la luce.